Nella notte, a Vibo Valentia e Monza Brianza, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, coadiuvati da quelli della Compagnia di Seregno (MB), della Stazione di Filandari e dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dalla Corte di Appello di Catanzaro, nei confronti di altrettanti esponenti della “Locale di Filandari”, già colpiti dal fermo di indiziato di delitto della Dda l’8 marzo scorso. A notificare le ordinanze per i nuovi arresti i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia che interessano: Leone Soriano, 52 anni, di Pizzinni di Filandari; Emanuele Mancuso, 30 anni, di Nicotera, figlio del boss di Limbadi Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”; Graziella Silipigni, 47 anni, di Pizzinni di Filandari, moglie del defunto Roberto Soriano (lupara bianca), fratello di Leone; Giuseppe Soriano, 27 anni, di Pizzinni di Filandari (figlio della Silipigni); Giacomo Cichello, 31 anni, di Filandari, macellaio; Francesco Parrotta,35 anni, di Filandari; Caterina Soriano, 28 anni, di Pizzinni di Filandari (ordinanza ai domiciliari, figlia di Graziella Silipigni); Luca Ciconte, 26 anni, di Sorianello, di fatto domiciliato a Pizzinni di Filandari (marito di Caterina Soriano).
Tra loro è stato anche arrestato Gaetano Soriano, fratello di Leone, accusato di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti in concorso con gli altri sodali, estorsione e detenzione di armi, con l’aggravante delle finalità mafiose, i reati contestati agli altri arrestati.
I cinque, esponenti della famiglia Soriano, le cui recenti scarcerazioni avevano destato particolare clamore mediatico e preoccupazione nella popolazione di Ionadi e Filandari per essere stata esposta, in passato, a richieste estorsive, atti intimidatori e anche ritorsivi, sono stati arrestati grazie all’intervento della Procura generale di Catanzaro, che, sulla scorta delle risultanze delle indagini dei carabinieri, ha circostanziato un grave quadro indiziario e un concreto pericolo di reiterazione dei reati a carico degli indagati. Di rilievo il diretto coinvolgimento delle donne della famiglia Soriano nell’organizzazione delle attività illecite, protagoniste anche nella tenuta dei rapporti coi singoli pusher e nell’amministrazione dei proventi illeciti.