Chiesto il rinvio a giudizio per il custode del cimitero, il figlio ed un collaboratore
17 LUG, VIBO VALENTIA – Avrebbero eseguito numerose estumulazioni illegali, al fine di conseguire, secondo l’accusa, illeciti profitti assicurando ai congiunti di persone defunte l’utilizzo di loculi per la sepoltura che, improvvisamente, diventavano disponibili eliminando i resti mortali di altre persone già sepolte da anni. La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha chiesto il rinvio a giudizio del custode del cimitero di Tropea Francesco Trecate, di 62 anni, del figlio Salvatore di 38 e del loro aiutante Roberto Contartese, di 53. Il gup Francesca Del Vecchio ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 7 ottobre.
Il Comune di Tropea quale parte offesa, con apposita delibera della Giunta comunale, ha annunciato l’intenzione di volersi costituire parte civile nel procedimento penale. I reati contestati agli imputati sono associazione a delinquere, violazione di sepolcro e distruzione e soppressione di cadavere i principali, illecito smaltimento di rifiuti speciali cimiteriali. I tre sono stati arrestati lo scorso 8 febbraio con l’accusa di aver profanato le tombe e distrutto i cadaveri, a volte non ancora decomposti, per lucrare sulla carenza di posti nel cimitero di Tropea. I tre avrebbero eseguito numerose estumulazioni illegali, al fine di conseguire, secondo l’accusa, illeciti profitti assicurando ai congiunti di persone defunte l’utilizzo di loculi per la sepoltura, resi improvvisamente disponibili eliminando i resti mortali di altre persone già sepolte da anni. A difendere i tre indagati gli avvocati Giuseppe Di Renzo, Francesco Muscia e Giovanni Vecchio.