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venerdì, Aprile 19, 2024
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COSENZA DEVE VOLTARE PAGINA

22 AGO, COSENZA – Il candidato a sindaco del centro-destra, quello che si è raggruppato al servizio del “pensiero unico” di Occhiuto, nei giorni scorsi ha sostenuto che “Cosenza non può tornare indietro”. Siamo stati in
molti a pensare: purtroppo è vero! Perché se potessimo tornare indietro la Città avrebbe qualche
problema in meno. Ad esempio, non avrebbe dovuto ricorrere al dissesto finanziario decretando,
fra l’altro, l’azzeramento delle politiche sociali a sostegno dei cittadini meno abbienti e non
sarebbero state distratte somme vincolate (quelle derivanti dal Fondo povertà o dal PON Inclusione)
per effettuare spese diverse rispetto alla loro destinazione. Pratica in qualche modo consentita se
quelle somme fossero state ricostituite: cosa che non pare sia stata fatta.
Se potessimo tornare indietro, la Città avrebbe qualche piazza orrenda in meno e la possibilità di
progettarle meglio; qualche strada in più da percorrere senza costringere i cittadini ad improbabili
gimkane rincorrendo modelli urbani che mal si attestano alle nostre latitudini. Non avremmo
neanche la nostra Piazza Riforma offesa da un recupero più degno di una favelas che non di un
centro urbano ricco di storia.
Se potessimo tornare indietro, la Città avrebbe qualche “opera d’arte” scheletrica in meno a far
mostra di sé, una piazza verde, un museo virtuale propriamente tale e non una sua mal riuscita
parodia, delle piste ciclabili sicure e non dei nastri colorati che a percorrerli davvero ci sarebbe da
rompersi giornalmente l’osso del collo.
La Città avrebbe qualche problema in meno anche se avessimo, ad esempio, un Piano Urbanistico
che non desse spazio solo ai soliti noti sempre pronti a realizzare progetti basati sul massimo
sfruttamento delle cubature, ma in grado di porsi come “regolatore” di una crescita ordinata,
occasione vera non per proporre visioni personali della città, ma per costruire autentici luoghi di
confronto in cui declinare idee, piani e progetti. Un problema in meno anche rispetto ad un Sindaco,
l’attuale, che propone con sicumera il suo candidato privandolo di qualsivoglia autonomia di
pensiero, fedele prosecutore della “sua” visione della città, dei “suoi” progetti, dei “suoi” modelli.
Se potessimo tornare indietro, la Città avrebbe un centro storico più pulito, meno degradato, più
dignitosamente abitato. Ed, invece, i crolli hanno avuto un’accelerazione esponenziale; i topi e la
spazzatura creano un tutt’uno con le tante, troppe abitazioni vuote; gli sfregi urbanistici si sono
moltiplicati senza che qualcuno abbia sentito l’esigenza di intervenire per porre un limite alla
manomissione di un patrimonio che ha pochi eguali non in Calabria, ma nell’Italia intera. D’altra
parte è sotto gli occhi di tutti: dopo Urban, la città antica è diventata terra di nessuno il che significa
aver creato una difficoltà enorme.
Torneremo presto a parlare di centro storico e non per imporre visioni personali, ma per inserire
Cosenza in quel filone di pensiero che concepisce le attività di recupero e di valorizzazione dei Centri
Storici ribaltando i termini del problema e ponendo lo studio e la conoscenza delle Città Antiche non
già come un mezzo, ma come un obiettivo.
Torneremo presto anche a parlare di periferie, di esclusione sociale, di scuola e Università, di sanità
e salute, di giovani e di volontariato: parleremo e ci confronteremo.
Quel che per il momento urge chiedersi è se pare normale che ci venga proposto un candidato felice
di accettare un testimone che non contempla variazioni sul tema: felice, cioè, pur di esistere, di
caricarsi sulle spalle una serie di fallimenti e di problemi rimasti al palo. Nulla di personale, per carità,
ma non pare normale che l’attuale Sindaco si proponga come “misura di tutte le cose” e dopo dieci
anni di governo cerchi ancora di addossare alle “passate amministrazioni” situazioni “gravemente
compromesse”.
La Città deve andare avanti voltando però pagina, forte delle tante energie che sapremo raccogliere
intorno al nostro programma: un programma che non ammette passaggi di consegne neanche
fossimo in caserma, tantomeno visioni e modelli personali neanche fossimo sotto una dittatura.

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