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giovedì, Aprile 25, 2024
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Si erano “ammalati per ritorsione” contro l’Asp, sequestrati 46 mila euro

Il provvedimento per 13 medici di Catanzaro, 41 indagati

21 OTT, CATANZARO – I finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro, coordinati dal procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, dall’aggiunto Giulia Pantano e dal pm Graziella Viscomi, hanno eseguito un sequestro preventivo per oltre 46 mila euro emesso dal gip nei confronti di 13 medici del servizio di emergenza 118 dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, che si sarebbero assentati illegittimamente dal lavoro durante il primo lockdown attraverso falsi certificati di malattia. Il dirigente del Servizio 118 aveva tempestivamente segnalato agli inquirenti che numerosi medici, in concomitanza con l’inizio della diffusione del Covid, a marzo 2020, si erano assentati per malattia, con inevitabili ripercussioni sull’efficienza dell’attività di pronto soccorso.

L’indagine del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro-Gruppo Tutela Spesa Pubblica, denominata “Moliere” e svolta anche con il sequestro dei cellulari degli indagati e l’esame dei messaggi su whatsapp, avrebbe permesso di accertare che le patologie attestate nei certificati erano inesistenti e che numerosi medici compiacenti si erano prestati a diagnosticarle ai colleghi senza alcuna visita ma solo dopo una richiesta telefonica. Secondo l’accusa, un primo nutrito gruppo di medici si era accordato per compiere un’autentica ritorsione ai danni dell’Asp dopo la sospensione e il recupero di una indennità che era stata riconosciuta per anni anche in corrispondenza delle ferie. I medici del 118, sostiene l’accusa, avevano creato un apposito gruppo di whatsapp, dove si scambiavano messaggi che inducevano alla protesta nella speranza del ripristino dell’indennità. Alcuni sanitari, invece, si sarebbero assentati dal lavoro per timore di contrarre il Covid. Alcuni medici hanno continuato ad esercitare l’attività professionale privata.
    Allo stato sono 41 i medici indagati per truffa e/o falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

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