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giovedì, Settembre 19, 2024
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Donne e Cardiopatie, serve prevenzione. È la prima causa di morte, più del tumore al seno. Long Covid, sintomi nel 15% dei pazienti

28 OTT, COSENZA – Le cardiopatie ischemiche rappresentano la prima causa di
morte nelle donne, ancora più del cancro al seno o dei tumori ginecologici. I sintomi sono atipici e
sfumati e spesso la sintomatologia coronarica viene trascurata o insufficientemente diagnosticata.
Bisogna incrementare la sensibilizzazione sulla necessità di una maggiore prevenzione e sulla
riduzione dei fattori di rischio che in particolar modo con la menopausa consentono alla malattia di
esplodere. Tra tutti, il fumo, che provoca danni per tre volte superiori più nelle donne che negli
uomini.
Ad evidenziare il fenomeno e la tendenza negativa che l’emergenza covid ha contribuito ad
accentuare è stato il cardiologo Francesco Boncompagni, professionista in forze alla sede operativa
La Madonnina iGreco Ospedali Riuniti intervenendo nel corso di una trasmissione televisiva.
Il Covid – ha evidenziato – ha penalizzato le cure in diversi settori, anche nella cardiologia. Basti
pensare che c’è stato un incremento del 40% degli arresti extra-ospedalieri, conseguenti alla
riduzione di ingressi negli ospedali e alla rivascolarizzazione. Si è trattato di pazienti che, per paura
di recarsi nei pronto soccorso, hanno perso tempo andando incontro alla morte. C’è da considerare,
inoltre, che oltre alla riduzione di posti letto, molte attività ambulatoriali sono state sospese perché
il potenziale umano, il personale medico e paramedico, è stato dirottato nelle terapie intensive e
para-intensive.
L’emergenza ha depotenziato l’attività ambulatoriale, punto di partenza per ogni diagnosi dove si
effettuano le prime analisi di primo livello come l’elettrocardiogramma, l’ecocardiogramma, le prove
da sforzo, l’ecodoppler; strumenti che consentono valutazioni importanti che altrimenti non si
riuscirebbero a fare in ospedale.
Nelle strutture come iGreco Ospedali Riuniti in questo periodo c’è stata un’intensificazione del
numero delle prestazioni. La domanda è aumentata. Abbiamo effettuato 2500 elettrocardiogrammi,
1900 prove da sforzo, le consulenze hanno toccato cifre come 7-8 mila ingressi. È stato fondamentale
il supporto che le strutture private convenzionate hanno dato nella fase di emergenza.
Tutt’ora le liste d’attesa sono elevatissime. Si parla anche di 7 – 10 mesi per esami di primo livello.
Tra i sintomi che si riscontrano – ha aggiunto Boncompagni – anche quelli che rientrano nel Long
Covid, sintomi che manifestano un 14-15% dei pazienti. Sono conseguenze, sintomi, disturbi che
durano in genere 3 o 4 mesi, con dolori muscolari, annebbiamento, mancanza di memoria,
palpitazioni, affanno, dispnea, mancanza d’aria.
Tornare a praticare attività sportiva dopo aver avuto il Covid significa effettuare una serie di esami.
Sempre più richiesti perché c’è un protocollo che lo richiede. Si valutano le conseguenze della
malattia nei giovani atleti con spirometria, prova da sforzo ed ecocardiogramma.

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