Individuato dalla Gdf a Cetraro. Tre segnalazioni alla Corte dei Conti
18 MAG, CETRARO- Un altro impianto solare che avrebbe dovuto produrre energia ma che, invece, non è mai entrato in funzione è stato individuato, su disposizione della Procura regionale della Corte dei Conti per la Calabria, dagli uomini del Comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro. L’impianto inutilizzabile, dopo quello scoperto solo poche settimane addietro, realizzato per l’ospedale di Tropea, avrebbe dovuto essere al servizio di un altro nosocomio, quello di Cetraro.
I finanzieri, coordinati dal Procuratore regionale della Corte dei conti calabrese, Maria Rachele Anita Aronica, a seguito di una segnalazione dei finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria sulla base di un’istruttoria condotta dal vice procuratore generale Giovanni Di Pietro, hanno contestato a due dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza e al direttore dei lavori, un danno erariale pari a poco meno di due milioni di euro.
Nel 2011, infatti, l’Asp aveva richiesto e ottenuto finanziamenti comunitari tratti dal Por Calabria/Fers 2007-2013 per la realizzazione di un impianto termodinamico a concentrazione solare – Progetto “Prometeo” – che avrebbe dovuto produrre energia termica ed elettrica per il presidio ospedaliero di Cetraro. Inizialmente, il progetto prevedeva l’installazione dell’opera sul tetto dell’edificio. In fase realizzativa, tuttavia, venne disposta una variante progettuale per posizionarlo su un terreno di circa 3 mila metri quadrati di proprietà dell’Asp e adiacente all’ospedale. Per la realizzazione dell’opera le necessarie autorizzazioni edilizie, paesaggistiche e sismiche previste, non risultano mai essere state richieste. Anche per questo, pertanto, nel 2017, il Gip di Paola aveva disposto il sequestro preventivo dell’impianto e, poco tempo dopo, anche il Comune di Cetraro aveva emesso un’ordinanza di demolizione del manufatto, di fatto abusivo.
All’ordinanza si era opposta l’Asp che aveva presentato ricorso al Tar, poi bocciato. A oggi, l’impianto non è stato demolito e versa in stato di totale abbandono. I destinatari del provvedimento hanno 45 giorni per controdedurre.