Sigilli ad un complesso industriale del valore di 24 milioni
03 GIU, LAMEZIA TERME – Un complesso industriale di 40 mila metri quadri del valore di 24 milioni di euro è stato sequestrato a Lamezia Terme nell’ambito di un’attività congiunta attuata dai finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme assieme ai carabinieri del Noe di Catanzaro, al Nucleo operativo di Polizia ambientale della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia e coordinati dal Procuratore di Lamezia Terme Salvatore Curcio e dal sostituto Marica Brucci nell’ambito di indagini in materia di tutela ambientale e salvaguardia della salute.
L’amministratore della società è stato denunciato per reati in materia ambientale.
Le indagini hanno permesso di accertare che una nota azienda locale, specializzata nell’attività di trattamento di zincatura di materiali ferrosi, avrebbe illecitamente scaricato le acque piovane, venute a contatto con rifiuti speciali anche pericolosi, direttamente nei piazzali situati all’esterno dello stabilimento e nella condotta della rete consortile delle acque bianche, senza alcun trattamento. E’ stato, infatti, accertato che l’impianto di depurazione dello stabilimento risultava quasi costantemente inattivo. Inoltre, all’interno del complesso produttivo sono stati trovati cumuli di rifiuti speciali pericolosi, di diversa natura, tra i quali pneumatici fuori uso, batterie al piombo, fusti contenenti olii minerali esausti, con evidenti fuoriuscite del contenuto sul suolo, ponteggi e strutture metalliche visibilmente ossidati, nonché fusti metallici, all’interno dei quali era depositata cenere di zinco e masse solide di scorie prodotte durante le fasi di zincatura, e rifiuti solidi urbani frammisti a quelli speciali. Tale materiale ammassato sarebbe stato lasciato sul piazzale attiguo allo stabilimento, in aree non pavimentate, esposto all’azione degli agenti atmosferici e meteorologici. Dagli accertamenti sarebbe emerso, inoltre, che le attività di lavorazione delle polveri non subivano alcun processo di filtraggio, poiché l’impianto di abbattimento delle emissioni in atmosfera non era conforme alle prescritte autorizzazioni, e si appurava per questo la presenza di esalazioni diffuse all’interno dello stabilimento.