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Magna Graecia è proposta inclusiva ed aperta a tutti, anche a coloro che arrancano nella visione di un territorio

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

La proposta progettuale non nasce da qualche recondita sindrome da nanismo urbano, ma dal desiderio di creare equivalenze nel più complesso e squilibrato sistema Calabria.

Fa sorridere la nota letta nelle scorse ore circa il fatto che l’idea-progetto Magna Graecia sia affetta da una non meglio individuata sindrome da nanismo urbano che avrebbe impattato gli ideatori, se non fondatori del progetto, per il desiderio di riconoscere, amministrativamente, demograficamente e territorialmente una identità jonica destrutturata da logiche centraliste, superate dal tempo e dai fatti.

E provoca anche una certa ilarità pensare che tale progetto venga accusato di essere stato partorito per consentire a “Qualsivoglia Borgo o Paese” di ambire ad un riconoscimento di Capoluogo per il semplice fatto di imprimere un concetto di superiorità.

A costoro che annaspano, evidentemente, nella definizione e nella consapevolezza di che cosa sia un tessuto urbano ed uno di borgata, consigliamo, vivamente, di riguardare, dettagliatamente, la cartina della Regione. Una volta fatta l’operazione, di chiedersi quali siano i contesti in cui nel 2021 si può parlare di realtà rurali e quali quelli in cui si può parlare, pur timidamente, di embrioni di realtà urbane, nell’idea, diffusamente convinta, che surclassi il semplicistico concetto di steccato municipale per aprirsi ad un ambito territoriale e d’Area Vasta.

A tal riguardo preme ricordare che se una consapevolezza non sorge nelle coscienze degli autoctoni, difficilmente potrà mai trovare sponda nei “forestieri” che, già abbondantemente, hanno trattato e continuano a trattare la realtà dell’Arco Jonico, Sibarita e Crotoniate, alla stregua di un distretto dell’Eritrea.

È bene annotare che nella classificazione geografica operata dai Consigli regionali di qualche tempo fa, realtà come la ex Area Urbana di Corigliano Rossano così come Crotone, sono state inserite nelle misure 5.1B, ovvero aree di classificazione secondaria parimenti a realtà demografiche quali Vibo Valentia, Locri-Siderno, la città porto di Gioia Tauro e la stessa Castrovillari, nonostante il peso demografico del perimetro circoscritto surclassasse, e di molto, la demografia delle summenzionate località, senza che nessuno degli attori, al tempo operanti nelle pubbliche Amministrazioni joniche, Pitagoriche e Sibarite, battesse ciglio su tali iniqui trattamenti.

Cosa diversa fu optata nel caso di Cosenza, che con la dirimpettaia Rende fu beneficiaria (e continua ad esserlo) di progettualità sullo Jonio neppure lontanamente immaginate. La stessa Lamezia, rendendosi conto di essere stata dapprima annoverata nelle misure 5.1B, ha da subito iniziato ad intessere relazioni con Catanzaro per configurarsi come un’area urbana unica aspirando, da sempre, alla creazione di un’Area metropolitana dell’Istmo, pur nella consapevolezza che il requisito territoriale e demografico sia deficitario per operazioni di tale portata.

Oggi però gli equilibri di gettito rispondono a logiche diverse. Oggi si ragiona in termini di Aree Metropolitane, Aree Vaste, Capoluoghi di Provincia e Città che superino la fatidica demografia di 60mila abitanti. I recenti finanziamenti sulla riqualificazione urbana (PINQUA), insegnano che piogge di finanziamenti europei le ex comunità di Corigliano e Rossano non avrebbero potuto guardarli neppure con un binocolo, per ovvi motivi di carattere demografico. Se poi ancora oggi siamo convinti che le valanghe di finanziamenti riversati sui contesti Bruzi e dell’Istmo siano frutto della intercessione celeste, siamo liberi di pensarlo, ma cerchiamo di non dirlo ad alta voce per evitare di incappare in figure barbine.

I prossimi finanziamenti che saranno erogati dalla EU, sulla “ricucitura urbana”, saranno un banco di prova molto importante per realtà come Crotone e Corigliano-Rossano, perché potrebbero migliorare notevolmente l’aspetto e la sostanza di tali realtà urbane, bisognose, più di ogni altra in Calabria, di un rinnovato restiling di nome e di fatto. Si pensi alla necessità di ricucire il quartiere Tufolo/Farina (circa 30mila abitanti su un totale di circa 65mila) di Crotone alla sua marina,o comunque alla parte più storica della Città, o la possibilità di riammagliare in un contesto urbano, green e diffusamente sostenibile gli ambiti urbani di Rossano, Corigliano e Schiavonea. Per farlo servono progetti e fondi che la comunità europea è pronta a distribuire a pioggia, ma serve peso politico e riconoscimento degli ambiti destrutturati dai contesti nei quali, innaturalmente, inglobati, rilanciando una nuova visuale fedele alle vocazioni territotoriali e rispondente a dinamiche di equità ed equivalenza rispetto alle altre aree.

L’idea Magna Graecia non è una forzatura! È una forzatura che i contesti territoriali di riviera della Sibaritide e del Crotoniate siano innaturalmente inquadrati in ambiti d’Area Vasta affini ad economie vallive, con le quali le linee di riviera ed i territori dell’entroterra a queste direttamente afferenti, non condividono nulla.

Spiace osservare, ma di questo ne siamo stati sempre, nostro malgrado, consapevoli, che certi atteggiamenti disfattisti verso l’idea della Fusione prima e della Area Vasta Magna Graecia oggi, provengano da una certa frangia di Partiti e da loro Rappresentanti locali che rispondono sempre a dinamiche centraliste, ossequiose verso i diktat emanati dalle sorgenti in capo ai Capoluoghi storici.

E non sarà bastevole accontentare lo Jonio con ruoli direttivi nelle postazioni di comando in capo ai Capoluoghi storici, poiché la loro libertà di scelta sarà sempre condizionata da proni comportamenti agli equilibri di natura centralista e mai rispondente a logighe di territorio, ma ad una preservazione e conservazione dello status personale a danno di intere collettività.

Corigliano-Rossano può, insieme a Crotone, porre le basi alla creazione di un embrione d’Area Vasta foriero di benefici in termini di servizi alle popolazioni, con la consapevolezza di poter guardare, nel lungo periodo, alla riunificazione di tutte le aree interregionali afferenti il Golfo di Taranto, creando i presupposti per la Baia metropolitana della Magna Graecia, questa si, detentrice di numeri e suffragata nei fatti. Il resto sono chiacchiere da bar che lasciamo volentieri a Popolazioni, ma soprattutto ad Amministratori che ancora devono realizzare il gravoso compito a cui sono stati chiamati, fornendo soluzioni ed idee per affrontare le prossime sfide che ci attenderanno.

Crotone/Corigliano-Rossano, lunedì 9 agosto 2021

Ufficio stampa – Comitato Magna Graecia

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